Con l’esplodere del Coronavirus in Italia, abbiamo assistito ad una prima fase ove le Autorità competenti hanno organizzato in tempo reale una strategia di crisis communication che stenta ancor tuttora a farsi strada.
Risale al 4 marzo scorso la conferenza organizzata dal Ministero della Salute nell’ambito del progetto EpiAmbNet-CCM per la formazione del “Documento guida sulla comunicazione del rischio ambientale per la salute”. Il caso del Coronavirus pare appartenere a due dei tre modelli di comunicazione riproposta nel documento. Se da un lato escludiamo a priori che questo sia il caso di una comunicazione che mira al consenso, è plausibile che questo sia il caso della care communication (che protegge) e della crisis communication.
Il quadro di crescente incertezza informativa ha rappresentato terreno fertile per il dilagare di indiscrezioni, bufale e fake news. Nelle ore successive la conferenza di Lunedì 9 Marzo su WhatsApp è diventato virale un messaggio che riportava un presunto comunicato sui controlli di polizia da parte del Ministero dell’Interno, linkando poi alle disposizioni nelle ex – aree “a contenimento rafforzato”. Ciò che ha ovviamente suscitato un senso di sbigottimento nell’utente medio è stata ovviamente la descrizione catastrofista, quasi da scenario di guerra, che presagiva controlli di polizia a tappeto per le strade cittadine.
Nel 99% dei casi questa descrizione è stata letta e inoltrata nel mare magnum della Rete senza fare un raffronto con ciò che è realmente scritto nel link di riferimento. Naturalmente, gli addetti alla comunicazione social sono accorsi sull’account ufficiale Twitter per bollare come Fake News ciò che aveva messo in subbuglio mezza Italia, pubblicando una nota stringata ma concisa.
Nei giorni precedenti le decisioni del Governo, si sono ravvisati dei cortocircuiti a livello mediatico non solo nelle istituzioni ma anche nelle persone comuni che hanno mal digerito le decisioni assunte dall’alto, accrescendo disagio ed incertezza.
In sintesi, come agenzia di marketing e professionisti della comunicazione, ci sentiamo in dovere di associarsi al bisogno di una comunicazione centralizzata, di qualità, autorevole nei contenuti per far sì che ognuno di noi si adegui alle prescrizioni normative contenute nel D.p.c.m. del 9 Marzo.
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